L’alitosi, e in generale l’emissione di odori non piacevoli quando respiriamo, può diventare un problema sociale, soprattutto quando parliamo con gli altri! Statisticamente, con diverse gradazioni, almeno la metà della popolazione italiana soffre in qualche misura di questo disturbo. La cosa, poi, può degenerare mentre si va avanti negli anni.
Quanto il problema raggiunge soglie critiche diviene motivo d’imbarazzo e blocco nei nostri rapporti con gli altri.
Le cause dell’insorgere dell’alitosi, o alito cattivo, sono quasi tutte concentrate in quello che accade nella bocca, mentre solo una piccola parte ha origine nello stomaco, nell’intestino o da altre patologie. Quelle che riguardano l’intervento di noi dentisti sono:
- Patina linguale
- Gengiviti
- Malattia Parodontale
I punti sopra elencati sono conseguenza di una scorretta, insufficiente o mancata abitudine all’Igiene Orale. La prevenzione, come ha ben scritto Francesca in un suo precedente articolo è il primo passo per evitare l’alitosi.
Ad esempio, quando si lavano i denti, non ci si deve limitare a pulire loro e le gengive, ma anche la lingua, in modo da evitare lo sviluppo della patina linguale. Ancora, allo spazzolino e al dentifricio va abbinato l’uso di filo interdentale o dello scovolino per eliminare i residui di cibo che s’incastrano tra i denti.
Questi ultimi, a contatto con i liquidi della bocca, fermentano, rischiando non solo di far insorgere la carie, ma anche portando a quegli odori sgradevoli oggetto del nostro articolo.
Un supporto sempre utile è il collutorio, che con i suoi effetti antibatterici aiuta a mantenere il cavo orale libero dai batteri più pericolosi.
In ultimo l’alimentazione. Alcuni cibi sono più propensi ad accrescere il problema dell’alito cattivo, come ad esempio cipolle, aglio, zuccheri e latticini. Anche il fumo non aiuta a mantenere la bocca pulita, oltre che sana.
A questi principi generali sarebbe bene integrare con un consulto personalizzato, in quanto da persona a persona potrebbero esserci particolari concause che modificano in parte quanto visto fino ad ora, meritando perciò un preciso studio del caso.
Dott. Luigi Gelmi e dott.ssa Francesca Gelmi